Premio alla Cultura 1989 della Pres

idenza del Consiglio dei Ministri

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Circolo Culturale

L'archivio parmense del 900

 

GUIDA TURISTICA DI PARMA

 

GUIDA TURISTICA DI PARMA

appunti di Eugenio Caggiati

ITINERARI E SOSTE per conoscere la città

Parma è una città ricca di memorie lasciate dalla storia del secondo millennio.

Vi sono anche reperti delle antiche Terramare e dell’epoca romana visibili nei musei e in qualche angolo della città e del contado; ma sono specialmente i monumenti e le culture della Parma comunale e della Parma ducale che caratterizzano gli itinerari artistici e storici della città, quali Piazza Garibaldi, Piazza Duomo, il Palazzo della Pilotta, il Convento di S. Paolo, il Parco Ducale.

Vi è, inoltre, una presenza diffusa sul territorio di eccellenze turistiche e culturali quali l’Itinerario Musicale, l’Oltretorrente, chiese e palazzi, monumenti e musei. Vi sono, infine, segni e servizi che manifestano la qualità della vita contemporanea, quali i parchi cittadini, l’Università, l’Aeroporto, la Fiera, lo stadio Tardini, l’Accademia Barilla e, nel contado, i caseifici del Parmigiano.

Percorriamo allora insieme alcuni itinerari significativi; soffermiamoci in…..

PIAZZA GARIBALDI

LA "PLATEA" DEI PALAZZI COMUNALI, l’attuale Piazza Garibaldi, risale al Forum Romano, o, meglio ancora, risale alla piazza comunale del 1200, tutta circondata dai palazzi civici, da porticati e da chiese.

Intorno alla piazza comunale erano in attività le arti e i mestieri: la pescheria vecchia era a nord, nell’attuale piazza Cesare Battisti; vicino, in piazzale della Macina si pagava la gabella; nell’attuale piazzetta della Steccata vi era il mercato delle ortolane; borgo della Salina e piazzale del Carbone stavano a sud dei palazzi comunali; a ovest, lungo l’attuale via Mazzini, vi erano molte botteghe di calzolai, calderai e ramai, la zecca dove si batte moneta dal 1207 e la piazza della ghiaia per le fiere che prima si tenevano nel "prato regio" fuori le mura.

Oggi è il centro della città, è il luogo di ritrovo preferito dai parmigiani sia per testimoniare le scelte civiche che per godere i momenti di piacevoli incontri ai tavolini dei numerosi bar, sempre vivi d’estate e d’inverno, di giorno e fino a tarda notte. La statua risorgimentale di Garibaldi, opera in bronzo del Calandra del 1893, domina al centro; i bombardamenti del 1944 hanno segnato alcuni lati oggi occupati da palazzi moderni.

Il Palazzo del Comune risaliva al podestà Torello de Strada che nel 1221 restringeva a sud il grande spazio del foro romano con la costruzione di un palazzo del comune, fregiandolo con un torello di pietra, tratto dal suo cognome. Successivamente al palazzo del Torello si affiancarono il Palazzo del Podestà, il Palazzo del Capitano del Popolo, le prigioni a sud, il Palazzo dei Notai e la Torre comunale, alta 270 piedi (80 metri), verso la chiesa di San Vitale, che nel 1606 crollò provocando gravi danni ai palazzi vicini e 26 morti.

Il Palazzo attuale è stato riedificato fra il 1623 e il 1673, alleggerito dal loggiato del piano terreno, secondo linee tardo rinascimentali. Oggi il Palazzo ospita le sale di rappresentanza del Comune di Parma con la splendida Sala Consiliare affrescata nel 1885-86 da Girolamo Magnani e Cecrope Barilli, con i lignei scranni, arricchita anche dai quadri dello Spolverini di Annibale Carracci.

Il Palazzo del Governatore, che nelle classicheggiante forma attuale unisce due corpi di fabbrica di origini duecentesche, è nato come Palazzo dei Mercanti a partire dal 1282; dal 1330 è diventato la sede del Governatore imperiale. Nell’angolo dell’attuale via Cavour vi è ancora scolpita la forma del "mattone di Parma". Ospitava anche le sedi delle Arti: calzolai e pelicciai, barbieri e sarti, osti e salumieri, muratori e merciai.

Sulla torre dove oggi sta la campana civica, il bajon, che viene suonata in occasione delle grandi ricorrenze della città, vi è una bella statua della Madonna del Boudard che, nel 1762, ha sostituito l’immagine dipinta, come ex voto, per ringraziare la Madonna per la vittoria sulle truppe imperiali di Federico II nel 1248. Una complessa meridiana segna dal 1829, grazie al sole, il trascorrere del tempo con costante precisione.

La Chiesa di S. Pietro, sorta sopra l’antico spazio del campidoglio, esisteva già prima del 1000; vi era collegato, nell’angolo della piazza, il porticum sancti Petri, sotto il quale stazionavano i soldati del capitano del popolo, durante l’era comunale. La facciata iniziale era a ponente, con davanti un piccolo cimitero; verso la piazza vi era l’abside con il porticato.Verso il 1760, per fare quadrare la piazza grande in occasione di un matrimonio di casa ducale, fu tagliata e abbattuta la parte absidale e, nel 1762, fu realizzata dai capomastri Bettoli la nuova neoclassica facciata sulla piazza, disegnata dal Petitot, l’architetto di corte, con l’omaggio all’arco trionfale; Petitot disegnò anche la porta e lo stucco con le chiavi pontificie.

L’interno, molto luminoso, è formato da una sola navata, con pavimento in antico legno, sormontata da una cupola con 8 finestre.

Nei dintorni della "cavea" di Piazza Garibaldi si possono ancora oggi cogliere alcuni reperti della Parma romana.

A ovest di Piazza Garibaldi sta il Ponte romano; alcune arcate sono sepolte sotto la parte alta di via Mazzini, altre sono ben visibili nel sottopassaggio a testimoniare lo spostamento del letto del torrente Parma che prima della piena del 1177 scorreva nell’attuale "Ghiaia", il mercato popolare del centro storico.

A sud della piazza stava il Teatro romano, un edificio in muratura semicircolare, con colonne di marmo, costruito nel 13 d.C., capace di ospitare migliaia di spettatori. Pochi segni si colgono ancora nel chiostro di S.Udarico, in via Farini.

A sud est, dove oggi sorge il Collegio Maria Luigia, stava l’Anfiteatro romano, un edificio ovale, con l’arena in mezzo, per gli spettacoli cruenti.

Il miglior esempio di struttura cittadina romana nelle vicinanze è il borgo di Velleia, sull’Appennino piacentino, valorizzata dagli scavi voluti dai………….. Molti reperti sono, invece, nel Museo Archeologico della Pilotta.

PIAZZA DUOMO

La Cattedrale, il Battistero, il Vescovado e il Seminario Tridentino, con la vicina chiesa e il Monastero di San Giovanni Evangelista, formano il cuore della città d’arte, il polo religioso che ci riporta agli inizi del II° millennio, al grande periodo comunale di Parma.

Gli scavi archeologici, compiuti negli anni ’50 del secolo scorso, hanno portato alla luce, nel centro della piazza, un ampio mosaico del pavimento di una domus ecclesiae dell’era paleocristiana, oggi conservato nel Museo Diocesano.

La Cattedrale* è, insieme al Duomo di Modena, uno degli esempi più insigni del romanico padano. L'inizio della monumentale costruzione si deve a Cadalo, vescovo di Parma dal 1045 al 1072 e antipapa con il nome di Onorio II, verso il 1059. La consacrazione, dedicata all'Assunta, avvenne con Pasquale II nel 1106, ma un violento terremoto, documentato nel 1117, scosse tutta la Padania e gran parte dell'edificio crollò al suolo, ad eccezione della parte absidale e del transetto ancora caratterizzati da decorazioni e da simboliche sculture originarie.

La facciata si presenta attualmente con un tetto a capanna sottolineato da una serie di loggette e doveva essere probabilmente racchiusa fra due torri, di cui una, alta 63 metri, fu costruita fra il 1284 e il 1294 e recava sulla cuspide l'angelo in rame sbalzato e dorato, l’"Angiol d’or"; l’altra è rimasta incompiuta per motivi di stabilità. Il portone principale si deve all'intagliatore Luchino Bianchino, che lo esegue nel 1494, seguendo il disegno delle porte laterali. L'interno, a croce latina con tre navate, presenta pezzi scultorei di eccezionale interesse, fra i quli i capitelli della navata centrale e dei matronei e la Deposizione di Benedetto Antelami, ora murata nel transetto destro. L'opera reca la firma e la data d'esecuzione (1178) incisa su una fascia trasversale, posta sotto la cornice a rosette. La navata centrale risulta completamente affrescata sulle pareti con scene della Vita di Cristo da Lattanzio Gambara (1566-71), mentre la volta è opera di Gerolamo Bedoli (1555-57). Un'attenzione particolare merita la cupola nella quale Correggio (1524-30) dipinge l'Assunzione della Vergine. Infine, spicca la Sagrestia dei Consorizali (1488), capolavoro d’intarsio e disegno di Cristoforo da Lendinara, del figlio Bernardino e dello stesso Luchino Bianchino.

Il Battistero* è l’espressione del passaggio fra romanico e gotico, un capolavoro architettonico con la struttura ottagonale in marmo rosso di Verona, innalzata su un alto basamento e alleggerita dalle logge, culminanti in una teoria di archetti ciechi, sormontati da pinnacoli cuspidati. Fu progettato da Benedetto Antelami, che scolpì di sua mano anche quasi tutta la decorazione plastica con lo zooforo, le "historie" dei portali e le statue. L'Antelami ha inciso, sull’architrave del portale dedicato alla Vergine, il suo nome e la data d'inizio dei lavori (1196). Nei tre portali, dalle profonde strombature a tutto sesto, si snodano i racconti delle origini della cristianità; quello principale è dedicato alla Vergine; sul portale del Giudizio si snodano le Opere di misericordia e la Parabola della vigna; nella lunetta è inserito il Cristo benedicente. Il portale meridionale è dedicato all'antica Leggenda-parabola buddista di Barlaam. L'interno presenta al centro la grande vasca, adatta al battesimo per immersione, i Mesi, la Primavera e l'Inverno, dovuti come la decorazione plastica esterna all'Antelami e probabilmente realizzati per un portale destinato al Duomo. Le decorazioni ad affresco che rivestono la cupola e i nicchioni risalgono a maestri diversi del XIII-XIV secolo.

Il Palazzo Vescovile fu iniziato da Cadalo, ampliato dal vescovo Bernardo nel corso del 1200; modificato nel’400 e poi ancora nel’700. Oggi la facciata richiama quella medioevale; il cortile ha l’assetto rinascimentale. Dalla scala dominata dalla figura di S. Ilario di Poiters, patrono della città, affrescato da G.B. Borghesi, si arriva al piano nobile, formato da un salone e quattro sale con quadri d’autore, camini, mobili antichi e oggetti d’arte sacra; la Cappella grande, con preziosi oggetti in legno, completa il piano del palazzo. Un secondo piano, con sale a più usi, completa il Vescovado che ospita vari uffici curiali. L’edificio, di 54 m. per lato, mantiene, nel muro a nord, la torre, bifore ed il portone con grandi pietre medioevali.

Il Museo Diocesano è stato aperto, nel 2003, nei sotterranei del Vescovado, con ingresso dallo storico vicolo del Medioevo, chiuso dalla torre-prigione vescovile. Contiene leoni stilofori e lastre marmoree recuperate dal Duomo, monete e mosaici, sei statue collocate in origine nelle lunette esterne del Battistero. Significativo il basamento di un tratto di cinta muraria che ci aiuta a riscoprire i confini della città comunale.

Palazzo Dalla Rosa Prati, vicino al Battistero, è la casa di Fra Salimbene che nella Cronica descriveva le fasi della costruzione Antelamica. Oggi, arricchito da una facciata neoclassica, ospita un antico archivio e delle camere per ospiti con ineguagliabile vista panoramica.

La Chiesa di San Giovanni Evangelista* rappresenta, con l’annesso convento, uno degli esempi più alti di architettura rinascimentale a Parma. Ricostruita da Bernardino Taccagni, fra il 1498 e il 1510, per l'ordine benedettino su un antico edificio risalente al X secolo, presenta, in contraddizione con l'interno, una ricca facciata barocca. L'interno è caratterizzato da tre navate con eleganti capitelli scolpiti da Antonio da Parma. Il fregio, che corre lungo tutta la navata centrale e raffigurante il Sacrificio ebraico e pagano, è realizzato su disegno del Correggio da Francesco Maria Rondani. Fra i motivi di più alto interesse della chiesa si ricorda la cupola raffigurante la Visione di San Giovanni a Patmos o il Transito dell'Evangelista, dipinta dal Correggio (1520-24), che tenta un primo superamento della geometria e dell'architettura, disegnando lo spazio attraverso le nuvole, su cui stanno seduti, in coppia, gli apostoli. Contemporaneamente Parmigianino giovane lavorava alle cappelle di sinistra. Una segnalazione particolare meritano inoltre la grande pala di Gerolamo Bedoli, dietro l'altare maggiore, con la Trasfigurazione e il coro ligneo intarsiato e scolpito, nonché la sagrestia.

Da alcuni anni è visitabile l’annesso silenzioso Convento di S Giovanni, da sempre occupato dai monaci di S. Benedetto, con tre bellissimi chiostri, la sala capitolare, il solenne refettorio e la biblioteca, che conserva affreschi di carte geografiche e rari esempi di codici miniati del 1400-1500. Piacevoli sono i tradizionali prodotti dei monaci in vendita nell’atrio d’ingresso.

La Storica Farmacia di San Giovanni* sorge entro le mura dell’omonimo convento e fu aperta con ogni probabilità nel 1201, anche se oggi si presenta con un arredo più tardo. Attualmente è costituita da tre sale interamente arredate con scaffalature dei secoli XVI-XVII, in cui sono collocati piccoli e grandi vasi, albarelli, fiaschette, boccali e mortai di diverse forme e misura, assegnabili a manifatture e periodi diversi da Savona a Venezia all'Emilia fra XV e XVII secolo. La prima è denominata Sala del fuoco; la seconda Sala dei mortai, la terza Sala delle sirene. Dalla prima sala si accede in un piccolo locale dotato di pozzo, alambicchi e oggetti vari necessari alla preparazione dei farmaci.

IL CONVENTO DI SAN PAOLO

L’antico convento, reso famoso dalla Badessa Giovanna che Stendhal ha voluto innamorata del giovane Fabrizio del Dongo nel romanzo "La chartreuse de Parme", è stato per decenni una scuola ed oggi ospita alcuni musei civici.

Le Camere di San Paolo* formano l’appartamento della badessa Giovanna Piacenza nel Convento delle benedettine. Una stanza fu dipinta nel 1519 dal Correggio, che affronta un tema complesso inventando un berceau dipinto, che annulla le cordonature dell'arcaica volta tardo-gotica ad ombrello, realizzata alcuni anni prima da Giorgio Edoari da Erba. Il Correggio, memore dei padiglioni mantegneschi e degli intrecci vegetali di Leonardo realizzati nelle sale delle Asse di Milano, inventa, qui, uno spazio dipinto, che sfrutta e annulla quello architettonico, in piena aderenza con la cultura neoplatonica, come lo sono le figurazioni degli oculi, delle lunette e del fregio sottostante. Sul camino è collocata Diana sul carro in partenza per la caccia, come indica la sua faretra ricolma di frecce. L’altra camera dell'appartamento, comunicante con quella del Correggio, fu eseguita dall’Araldi nel 1514.

La Pinacoteca Stuard, ricca di oltre 200 opere, si deve a Giuseppe Stuard, personaggio della Congregazione di San Filippo Neri, a cui lasciò il patrimonio di dipinti, libri e stampe che ancor oggi si conservano. Fra le opere più interessanti si ricordano quelle di scuola toscano del '300-'400, dovute a Bernardo Daddi, Bicci di Lorenzo, Paolo di Giovanni Fei, Pietro di Giovanni Ambrosi. Vi sono conservate, poi, opere assegnate a Schedoni, Lanfranco, Fontebasso, Ricci, Baldrighi, P. Ferrari, E. Bandini, Pasini, Baratta, De Stroebel. Nel 2002 la Pinacoteca è stata trasferita nei restaurati locali attuali con l’arricchimento di altre collezioni comunali.

E’ entrato a far parte dei rinnovati locali della Pinacoteca anche il Sacellum longobardo, un’ antica costruzione che denota la forte connotazione storica di questa parte della città.

Il Castello dei Burattini è il museo delle storiche "teste di legno". Oltre 500 pezzi esposti (burattini, marionette, oggetti di scena, fotografie e manifesti) formano la Collezione Giordano Ferrari, il capostipite di una famiglia di "burattinai" di Parma, e danno vita ad un percorso espositivo, inaugurato nel 2002, che, partendo dalle maschere della commedia dell’arte, esprime un ricco quadro dei burattini italiani.

Vi è una sala dedicata ai burattinai dell’Emilia Romagna, un’altra ai burattini stranieri; l’ultima sala è tutta dedicata alla famiglia Ferrari.

Il Giardino di S. Paolo è un piccolo ma grazioso angolo verde nel cuore della città; una lapide sul muro di cinta ricorda l’amore di Fabrizio, l’eroe stendhaliano della Certosa di Parma, per la badessa.

IL PALAZZO DELLA PILOTTA

La Pilotta, costruzione farnesiana caratterizzata da vasti corpi di fabbrica comunicanti e racchiudenti vasti cortili o piccole corti, fu iniziata con ogni probabilità verso il 1583, sotto Ottavio, a ridosso della preesistente chiesa di San Pietro Martire, e proseguì, con diverse interruzioni, per molti anni. Il suo nome deriva dal gioco basco della "pelota", che si teneva in uno dei cortili interni.

Il palazzo non fu concepito come residenza farnesiana, come il Palazzo del Giardino, ma come sede dei servizi (scuderie, fienili, sale d'armi, teatro, caserma), integrati e trasformati, soprattutto, nel 1700-1800 con la creazione del palazzo della Biblioteca e dell'Accademia di Belle Arti.

Da alcuni anni la Pilotta si è arricchita, a piano terreno, di nuovi spazi espositivi recuperati anche dalle antiche stalle dei cavalli.

E’ in fase di recupero anche il cortile del Gazzatoio.

Il Teatro Farnese* occupa una grande sala, originariamente destinata a sala d'armi, poi trasformata in teatro fra il 1618-19 per volontà di Ranuccio I Farnese, che intendeva festeggiare con un adeguato allestimento scenico la sosta a Parma di Cosimo II de' Medici. L'inaugurazione, però, avvenne solo nel 1628, in occasione del matrimonio tra Margherita de' Medici e il duca Odoardo Farnese, con uno spettacolo allegorico-mitologico intitolato "Mercurio e Marte", su musiche di Monteverdi, terminante con una naumachia. Il progetto del teatro si deve a Giovanbattista Aleotti, detto l'Argenta, che si avvalse dei suggerimenti di Enzo Bentivoglio, signore di Gualtieri. Dopo l'ultima rappresentazione del 1732, il teatro decadde lentamente fino alla quasi totale distruzione delle parti lignee colpite da una bomba nel maggio del 1944. La ricostruzione avvenne negli anni '50 secondo i disegni originali e le parti lignee, che erano completamente decorate, furono lasciate grezze per evidenziare le poche, originarie, recuperate. Oggi è l’ingresso della Galleria Nazionale e sede di spettacoli teatrali e musicali.

La Galleria Nazionale* è il frutto del collezionismo dei Duchi di Parma (don Filippo e don Ferdinando di Borbone) e degli acquisti operati da Maria Luigia; la nascita dell’importante quadreria troverà la sua prima sistemazione espositiva con Nicola Bettoli e Paolo Toschi. La primitiva raccolta artistica farnesiana, ricca di dipinti di Tiziano, Lotto, Correggio, Parmigianino, Bertoja, Schedina, Bruegel fu, infatti, trasferita a Napoli nel 1734, quale superba e legittima eredità di don Carlo, passato in pochi anni dal trono di Parma a quello delle Due Sicilie. Le attuali collezioni comprendono opere dal XIII al XIX secolo di diverse scuole e maestri, dando vita ad una delle gallerie più ragguardevoli d'Italia. Vi sono opere della scuola emiliana, veneta e lombarda; presenta opere della maniera italiana e della pittura fiamminga, napoletana e dei veneti e dei francesi del 1700 fino alla pittura parmense del 1800. Particolarmente suggestiva è la sistemazione dei numerosi quadri del Correggio e del Parmigianino. Da segnalare anche le opere di Cima da Conegliano, Giulio Romano, Tintoretto, i Carracci, Guercino, Tiepolo, Canaletto.

Il Museo Archeologico Nazionale è stato fondato a Parma nel 1760 da don Filippo di Borbone per la conservazione dei materiali riportati in luce dallo scavo, promosso dallo stesso don Filippo, a Velleja, piccola città romana sull'Appennino piacentino. Passato il Ducato all'amministrazione francese è stato spogliato dei pezzi più prestigiosi, che riavrà solo dopo il Congresso di Vienna, ma verrà arricchito sotto il governo di Maria Luigia.

La Biblioteca Palatina fu fondata nel 1761 da Filippo di Borbone e aperta al pubblico nel 1769, si apre su imponenti gallerie dal disegno architettonico severo ed elegante, conscaffali in noce intagliati, disegnati dall' architetto francese di corte Petitot. A Maria Luigia si deve la costruzione della monumentale sala di lettura, dove sono allineati 40.000 volumi tra decorazioni tardo impero. La statua della Duchessa del Canova e la sala di Dante con le scene della Divina Commedia dello Scaramuzza completano la preziosità del complesso monumentale. Attraverso lasciti, acquisti e doni, il patrimonio della Palatina conta oggi, all'incirca, 700.000 volumi, 6.000 manoscritti, 70.000 autografi, 3.000 incunaboli e 5.000 incisioni in legno e in rame.

Il Museo Bodoniano è interamente dedicato all'opera tipografica del saluzzese Giambattista Bodoni, che assunse l'incarico di dirigere la stamperia reale nel 1768, facendone un centro tipografico internazionale della sua epoca e ottenendo risultati tecnici davvero eccezionali. Il museo presenta, oltre a numerose e rare opere stampate, un gran numero di punzoni e matrici originali, casse d'alfabeto, prove di stampe e oggetti vari per la fusione del piombo.

Sui resti del Palazzo Ducale, a sud est della Pilotta, e del Teatro Reinach, distrutti dal bombardamento del 1944, è stato creato, nel 2000, ponendo fine alla perenne disputa parmigiana del "dov’era com’era", l'ampio prato verde progettato dall'architetto Botta che ricopre gran parte di Piazza della Pace. Il verde manto mette in risalto, con l’acqua, le fondamenta del convento dei Domenicani, fatto distruggere da Napoleone, l'Ara dello Ximenes, ultimo resto del glorioso monumento di Parma a Giuseppe Verdi, e il monumento al Partigiano, concepito dall’architetto Lesignoli con le statue di Marino Mazzacurati, inaugurato nel 1956.

L’ITINERARIO MUSICALE E TEATRALE

La terra parmense vanta una grande tradizione musicale basata sui nomi di Verdi e Toscanini, ma anche di Renata Tebaldi e Carlo Bergonzi; sull’amore popolare per la lirica e il teatro, su un glorioso Conservatorio e sui prestigiosi teatri spari in tutta la provincia.

Il Teatro Regio* presenta una facciata neoclassica, costituita da un portico architravato sostenuto da dieci colonne di granito di ordine ionico, sormontato da un doppio ordine di finestre, tra cui quella circolare decorata ai lati, da due bassorilievi raffiguranti la Fama, opere dello scultore parmense Francesco Bandini, e da un timpano triangolare con al centro la Lira. Il progetto e la realizzazione si devono a Nicola Bettoli, che edifica il teatro fra il 1821-29, su commissione di Maria Luigia. L'interno è stato decorato da Gerolamo Magnani. Il soffitto e il sipario sono opera di Gianbattista Borghesi. Il teatro fu inaugurato il 16 maggio 1829 con l'opera Zaira di Vincenzo Bellini.

La Casa natale di Toscanini, nell’Oltretorrente, ospita il museo con numerosi arredi e ricordi del maestro e della sua famiglia. Contiene video e registrazioni inedite, anche di prove d’orchestra da lui dirette. È stata inoltre arricchita di donazioni di cantanti amati e stimati da Toscanini stesso, fra le quali quella di Aureliano Pertile

Il Conservatorio di Musica "Arrigo Boito" è punto di riferimento prestigioso per i giovani musicisti e cantanti italiani e stranieri. Ospita gli studi di Boito e Toscanini, sale per concerti ed è dotato di uno splendido chiostro.Completa il Conservatorio l’antica chiesa del Carmine.

Il Monumento a Verdi, inaugurato il 22 novembre 1920, era formato da un grande emiciclo in stile neoclassico, ricco di tante statue, davanti alla stazione ferroviaria. Dopo i bombardamenti del 1944, anche per l’incuria di quei giorni, si è ora ridotto, nell’angolo a sud di Piazzale della Pace, vicino alle imponenti mura della Pilotta., all’Ara dello Ximenes che ricorda episodi della vita del Maestro

La Tomba di Niccolò Paganini si trova nello storico Cimitero della Villetta, a sud ovest dell’entrata principale, mentre la villa, con il parco, dove il musicista ha vissuto, è in periferia, a Gaione.

La Casa della Musica è nata nel Palazzo Cusani, nell’ex Palazzo della zecca, in occasione delle celebrazioni del centenario verdiano del 2001. Contiene l’Archivio del Teatro Regio, il CIRPM. Al centro del pregevole cortile sta la bronzea statua di Ercole e Anteo, denominata dai parmigiani "i du brasse", fusa nel 1687 per la fontana del Palazzo Ducale del giardino. Di fronte vi è la bellissima chiesa di San Francesco, ex carcere, in attesa di un definitivo restauro.

L’Auditorium Niccolò Paganini è un interessante monumento dell’archeologia industriale recentemente recuperato, nella vecchia fabbrica di produzione dello zucchero, da Renzo Piano. Nella bellissima sala a cannocchiale con 780 poltrone ospita, prestigiosi concerti e convegni.

L’Istituto Nazionale di Studi Verdiani è stato costituito a Parma nel 1960. Ospita una ricca biblioteca di pubblicazioni dedicate a Verdi, alla cultura e all’arte del suo tempo. L’archivio mette a disposizione dei melomani di tutto il mondo partiture originali.

L’itinerario musicale tradizionale si completa con incontri nei famosi Covi Verdiani, i caratteristici locali dove si trovano i melomani parmigiani per ascoltare le arie verdiane, per discutere dell’opera lirica e per bere un bicchiere di lambrusco. Si chiamano, ognuno con le proprie tradizioni: il Club dei 27 in via Farini, la Corale Verdi e Parma Lirica in Oltretorrente, Parma Musicale nel casino del Petitot.

Si continua poi l’itinerario musicale con la visita dei Luoghi Verdiani.

Oltre agli spazi sopra descritti Parma è ricca di teatri e di attività teatrali. Teatro Due, Teatro al Parco, Teatro Pezzani, Teatro del Tempo, Teatro Lenz, Teatro Europa, Fondazione Edison, Fondazione Teatro Regio, Fondazione Verdi Festival, la Fondazione e l’Orchestra Toscanini sono spazi e protagonisti che esprimono la ricchezza culturale e teatrale di Parma.

IL PARCO DUCALE

Attraversato Ponte Verdi, di fronte alla Pilotta, si entra nel Parco Ducale, ricco di alberi secolari, recentemente restaurato e riportato all'antico splendore, che ha una superficie di 208.000mq. Creato poco dopo il 1560, fu ampliato nel 1700 e adornato dai vasi e dai gruppi scultorei del Boudard; più tardi, sotto Maria Luigia, gli fu dato un assetto alla francese.

Di fianco al vialone centrale si trova il boschetto d'Arcadia, con i resti di un tempietto, presso il quale si riunivano gli arcadi parmensi nel 1700. Al centro del laghetto è collocata la Fontana del Trianon, proveniente dal Palazzo Ducale di Colorno. Le Serre ducali sono oggi attrezzate come spazi per l’ospitalità e il dibattito culturale.

Il Palazzo Ducale*, all'interno del Parco, fu fatto costruire su progetto del Vignola da Ottavio Farnese; subì notevoli modifiche nel 1700 da parte del Petitot, che lo ampliò con quattro padiglioni angolari. L'interno presenta ancora diverse sale con affreschi cinquecenteschi dovuti al pittoria manierista parmense Jacopo Bertoja, oltre ad una elegante sala affrescata da Agostino Carracci. Completano il ciclo di affreschi scene mitologiche e figurazioni classiche.

Il Palazzo è diventato, nel 2004, la sede ufficiale dell’Auctority Alimentare Europea.

Il Palazzetto Eucherio Sanvitale costituisce una recente scoperta storico-artistica grazie ai restauri ultimati assieme a quelli del Parco Ducale. L’architettura rivela ancora le linee eleganti del "casino" di campagna acquistato da Eucherio Sanvitale verso il 1530. È attualmente utilizzato per mostre e attività culturali.

Parma è una città dotata di parchi e ricca di aree verdi. 2.197.300 sono i mq destinati a parchi e giardini pubblici in area urbana; oltre 1.500.000 sono i mq destinati al verde d’arredo, da quello sportivo a quello scolastco e stradale. Vi è, inoltre, tutta l’area del torrente Parma che attraversa la città come un corridoio ecologico; altro verde protetto è destinato a salvaguardare, nella periferia nord, i fontanili.

I giardini e i parchi, oltre al Parco Ducale, oggi esistenti in città sono: il Giardino di S.Paolo, l’orto concluso dell’antico convento, con una superficie di 7.000mq arricchito da alberi monumentali, la storica Cittadella, trasformata da fortezza a parco, di 120.000mq, il Parco 1°maggio, caratterizzato dalla ex fabbrica Eridania, oggi Auditorium Paganini di Renzo Piano, con una superficie di 40.000mq, e l’adiacente Parco Falcone Borsellino di 75.000. Vi sono, inoltre, il Parco Ferrari, a sud est della città, il più esteso con i 93.000mq, il giovane Parco del Naviglio, a nord, nella vecchia zona industriale, il parco del quartiere Montanara, di 35.000, a sud, con la pista podistica, il Parco Martini di 28.000mq e quello di via S. Bruno di 13.000mq, la vasta area Bizzozzero di 64.000mq destinata a divenire un parco per l’educazione ambientale. Il Parco di Marano, con querce e noccioli, di 35.000mq e l’ area verde di Fognano di 15.000mq sono posizionati nelle periferie.

L’OLTRETORRENTE

L’Oratorio di Santa Maria delle Grazie è situato in una delle zone più caratteristiche dell'Oltretorrente. Fu fondato nel 1617 ed era destinato ad accogliere un'immagine della Vergine, ritenuta miracolosa, ora collocata sull'altare maggiore ed assegnabile ad un maestro locale cinquecentesco. La piccola chiesa, forse dovuta al Magnani, già operante per i Farnese, si imposta su una pianta centrale, dalla quale si aprono due cappelle laterali. La cupola è dedicata all'Assunzione e rivela, nell'impostazione, un riferimento a quella del Correggio nel Duomo. Lo spazio, relativamente piccolo, si dilata grazie agli effetti prospettici, cromatici e plastici insieme.

La Chiesa dell’Annunziata fu iniziata nel 1566, al posto di una chiesetta intitolata ai santi Gervasio e Protasio, per ospitare i frati francescani allontanati dalla Cittadella. E’ opera dell'architetto Gianbattista Fornovo, che sviluppò canoni cari al Vignola, come quello della pianta ovale trasversale, attorno alla quale sono collocate una serie di cappelle con interessanti pale d'altare. La chiesa si presenta all'esterno con un altissimo antiportico a tre ordini, che continuano tutt'attorno alla chiesa. L'interno presenta inoltre una elegante decorazione plastica; nell'abside è collocata la grande tavola di Francesco Zaganelli (1518) con Madonna del Bambino e Santi.

Il grande complesso monumentale si estende anche alla Biblioteca e al Convento, affacciantisi sul chiostro di esecuzione seicentesca. Qui ha vissuto Padre Lino, il frate francescano del primo ‘900, popolarissimo tra i parmigiani.

Le chiese farnesiane dell’Oltretorrente si completano con Santa Maria del Quartiere, costruita dal 1604 su progetti dell’Aleotti prima e del Magnani poi. E’ un esagono imponente sostenuto dai grandi archi del Magnani, e sormontato dal grazioso campanile sempre esagonale. Gli affreschi e le

cappelle di destra e sinistra sono dominate dalla grandiosa cupola , affrescata dal Bernabei con un paradiso di stile correggesco.

La chiesa di Santa Croce segna l’inizio, nel 1200, della via che i pellegrini, dopo la visita a Parma, riprendevano verso Roma, A pochi kilometri verso la vecchia strada di Monte Bardone, avrebbero fatto un’altra sosta nelle pievi di Gaione, di Vicofertile, o di S. Pancrazio. Dell’originale romanico restano il portale ed i capitelli interni. Molti e pregevoli sono gli affreschi risalenti specialmente al 1600, mentre l’altare e l’organo risalgono al 1770.

Nel piazzale antistante, la fontana che adorna la rotonda è un dono di Pietro Barilla alla città di Parma: la conchiglia fossile di…..Cascella

L’Ospedale Vecchio fu fondato nel 1201 da Rodolfo Tanzi per gli indigenti e, dopo la ricostruzione avvenuta nel XV secolo e diversi ampliamenti, è oggi sede dell'Archivio di Stato, dell'Archivio Storico del Comune, dell’emeroteca e della Biblioteca Civica. Ospitò fino al 1926 l'Ospedale di Parma. Di particolare interesse, oltre alla facciata con portico sostenuto da colonne marmoree, la grande crociera interna, testimonianza dell'antica struttura ospedaliera, e l'Oratorio di Sant'Ilario, costruito in tarda epoca farnesiana (1663).

Le piazzette intitolate a Inzani, Bertozzi e Picelli arricchiscono una passeggiata negli stretti borghi dell’Oltretorrente e caratterizzano la parte vecchia della città, dominata anche dalle Torri dei Paolotti, che tuttora si può vantare di avere resistito, nel 1922, alle squadre fasciste di Italo Balbo con le famose "barricate" che hanno consegnato alla storia locale gli Arditi del popolo ed hanno segnato la storia politica di questi borghi.

ALTRE CHIESE DI PARMA

Sempre nel centro storico sono da visitare, su strada della Repubblica, le chiese di Sant’Antonio e San Sepolcro e San Vitale, su via Garibaldi le chiese della Steccata e di S.Alessandro e l’Oratorio dei Rossi. Anche S.Michele e S.Cristina, S. Quintino e S. Rocco, Sant’Andrea e S. Barnaba sono altre storiche chiese del centro ricche di storia e di opere d’arte.

Le facciate delle chiese su Strada della Repubblica, ancora oggi la più elegante nelle chiese e nei palazzi, sono state profondamente modificate, fra il 1550 e l’inizio del 1700, nell’ambito della riqualificazione della via diventata il percorso d’ingresso in Parma dei duchi e degli ospiti della corte.

La Chiesa Magistrale della Steccata, imponente e fastosa, a pianta centrale, fu costruita da Bernardino e Giovanfrancesco Taccagni fra il 1521 e il 1525, secondo canoni architettonici elaborati da Bramante, Leonardo e Antonio da Sangallo il Giovane. Gli ornamenti e le modifiche alle coperture esterne, nonché la grande balaustrata che gira intorno ai bracci della croce, dando l'impressione di una grande terrazza, si devono ad un intervento databile alla fine del '600. L'interno si rivela impreziosito da vaste decorazioni dovute ai più importanti maestri del Rinascimento parmense. Il sottarco sull'altare maggiore con le Vergini sagge e le Vergini folli costituisce l'ultima straordinaria impresa del Parmigianino, che avrebbe dovuto dipingere anche l'Incoronazione realizzata, invece, nel 1540 da Michelangelo Anselmi su disegno di Giulio Romano. I catini nord (Pentecoste) e sud (Adorazione dei pastori) sono opera di uno dei più importanti maestri del secondo manierismo parmense, Gerolamo Bedoli. La cupola si deve a Bernardino Gatti (1560). Sull'altare maggiore vi è un affresco con la Madonna allattante, assegnabile ad un maestro padano

della fine del XIV secolo. Di grande importanza sono anche le sculture tombali e la Sagrestia nobile, realizzata nel 1665.

Sant’Alessandro: su una cappella fatta costruire, insieme ad un grande monastero per monache benedettine, dalla regina Cunegonda intorno all’anno 835, Bernardino Zaccagni nel 1527 e G. B. Magnani, 100 anni dopo, hanno costruito un gioiello del tardo manierismo parmigiano valorizzando la vitalità pittorica di preziosi marmi, inserendoli in un gioco di archi trionfali. Era, infatti, diventata badessa Margherita Farnese, sorella del duca Ranuccio, ripudiata dal duca di Mantova. Colpisce l’illusione scenografica del soffitto e la struttura della "serliana" che coordina le preziose 14 colonne in marmo rosso di Verona. Quattro cappelle, riccamente affrescate, e la cupola che raffigura Gesù che solleva la madre, affrescata nel 1627 da Alessandro Tiarini insieme ai pennacchi, fanno da contorno alla marmorea balaustra e all’altare. La facciata, in stile neoclassico, è stata rifatta, nel 1784, da Antonio Bettoli.

Il monastero, soppresso da Napoleone nel 1810, si estendeva fino a via Carducci e a tutta l’area del Teatro Regio.

Oratorio dei Rossi: inaugurato nel 1604 su iniziativa della Confraternita dei rossi, così chiamato per il colore della mantellina dei confratelli, l’oratorio è stato più volte ampliato e rinnovato. La facciata è della metà dell’ottocento; molto interessante è il coro, recentemente restaurato, realizzato agli inizi del 1500. Stucchi, marmi policromi e dipinti arricchiscono la cupola e le sette cappelle. Particolare interesse suscita la ricostruzione della Casa di Loreto, con la statua della Madonna, curata, nel 1708, da Ferdinando Bibiena.

Sant’ Antonio abate è uno degli esempi più raffinati del barocco parmigiano costruito dai Bettoli, nella prima metà del 1700, su progetto di Ferdinando Bibiena. La doppia volta del soffitto, gli stucchi e le opere lignee, angioli e candellieri dorati creano una suggestiva illusione scenografica. Nel foro centrale, nel cielo trapuntato di angioli, appare S. Antonio innalzato alla gloria celeste. Nella chiesa si possono ammirare molte pale nelle cappelle, statue ed il coro del 1777.

S. Sepolcro è la chiesa costruita intorno al 1100 per celebrare le Crociate. Fu ricostruita nel 1257, ma lo stile gotico iniziale ebbe, successivamente, vari interventi, secondo le epoche storiche. Il bellissimo soffitto ligneo, intagliato all’inizio del 1600, ricopre l’unica ampia navata. All’inizio dello stesso secolo fu eretto il caratteristico campanile di stile barocco. Affreschi e quadri arricchiscono le dodici cappelle; in sagrestia numerosi sono i mobili del sei e settecento. Elegante è l’attiguo chiostro rinascimentale, ora di proprietà delle Maestre Luigine.

San Vitale, è ormai completamente restaurata. Nel 1644 la Congregazione del Suffragio ne curò l’attuale rifacimento. Il crocifisso proviene dalla chiesetta di S. Giovanni decollato, situata vicino all’antica chiesa di S.Andrea, in via Cavestro.

Da visitare, nelle vicinanze della città, le pievi romaniche di Gaione, di S. Pancrazio e di Vicofertile, punti di riferimento per i romei.

ALTRI MUSEI DI PARMA

Il Museo Glauco Lombardi si deve al collezionismo e all'erudizione del suo fondatore, l’ultimo "amante" di Maria Luigia, da cui prese il nome. Nel settecentesco Palazzo di Riserva, adorno di raffinati ambienti decorati a stucco, sono attualmente collocati opere e cimeli assai interessanti per la storia e l'iconografia parmense del 1700-1800. Nel salone principale, oltre a numerosi ritratti, spicca la corbeille nuziale donata da Napoleone a Maria Luigia, di cui sono esposti un abito, vari oggetti e gioielli a lei appartenuti.

Lo CSAC raccoglie la documentazione delle varie strade dell’arte moderna e della comunicazione. Nato negli anni ’70 su iniziativa dell’Università è oggi destinato a mettere in mostra, nella restaurata Abazzia Cistercense di Paradigna migliaia di bozzetti e di opere di pittura, scultura, design, foto e pellicole.

Il Museo del Profumo, Collezione Borsari 1870, è il primo museo che illustra la storia del profumo italiano. Celebra la grande tradizione parmense nel settore dei profumi, in particolare la produzione della storica industria Borsari. Vi è una sezione grafica che documenta l’evoluzione dello stile dei profumi e dei costumi, ed una sezione storica che mette in mostra i legami tra il profumo Violetta di Parma e l’amata duchessa Maria Luigia.

Il Museo Cinese ed etnografico, sistemato presso l’Istituto Missioni Estere dei Saveriani, è una raccolta dovuta a Guido Maria Conforti, arcivescovo di Ravenna e poi vescovo di Parma, che aveva istituito la regola che i missionari rimettessero oggetti vari dalle terre di missione con lo scopo di educare i futuri missionari. La raccolta si è arricchita attraverso preziose donazioni di materiali provenienti da Cina, Oceania, Africa, Pakistan, Giappone e America Latina. Il fondo più interessante, anche per gli studi ad esso dedicati, è quello cinese, ricco di preziosi bronzi e di eleganti ceramiche dalla preistoria ai giorni nostri.

Altri piccoli ma preziosi musei, il Museo Bocchi in Palazzo Sanvitale e il Museo di Palazzo Bossi Bocchi in via al ponte Caprazzucca, sono il frutto delle collezioni delle due banche locali, da inserire fra le eccellenze di Parma, ricche di interesse per il turista

Vi sono, poi, i Musei dell’Università, utilizzati anche per la didattica, ricchi di valore scientifico e storico. Sono l’ Orto Botanico, in via Farini, istituito nel 1770 e completato dalle serre disegnate dal Petitot; il Museo di Storia Naturale, istituito nel 1764, comprendente anche la Raccolta Bottego; il Museo Paleontologico Parmense, il Museo di Mineralogia, con oltre 3000 esemplari, e il Museo di Anatonomia Umana iniziati nell’800.

Palazzo Pigorini e la chiesa di S. Ludovico sono gli spazi storici per le mostre temporanee del Comune di Parma; Gallerie d’arte private, in particolare la Galleria Niccoli, sono nel centro storico; mentre il Quartiere degli antiquari si è, negli anni, collocato tra borgo Giacomo Tommasini, via XXII luglio, da via della Repubblica a borgo Regale, in particolare, in via Nazario Sauro

PALAZZI E MONUMENTI STORICI

Vari sono i palazzi delle nobili famiglie, risalenti in particolare al ‘700 e all’800, che qualificano alcune vie del centro: Palazzo Marchi, Palazzo Miari, Palazzo Corradi-Cervi, lo storico Palazzo Fainardi, all’angolo con piazza Garibaldi, Palazzo Rangoni, oggi sede della Prefettura, ed altri nella signorile Strada della Repubblica; Palazzo Pallavicino, sede del Tar, Palazzo Lalatta e Palazzo Carmi nella vivace Via Farini, Palazzo Soragna e Palazzo Bossi Bocchi in via al ponte Caprazzucca, Palazzo Borri, Palazzo Sanvitale. Altri complessi hanno avuto un ruolo storico e istituzionale nella città, come il Collegio Maria Luigia, il Palazzo della riserva, il Palazzo del Tribunale.

Vari chiostri e cortili sono rimasti nella città per ricordare luoghi di silenzio e di preghiera vicino a conventi oggi trasformati o scomparsi; oltre a quelli già segnalati in alcune storiche stutture (S. Giovanni, Annunziata, Ospedale Vecchio, Vescovado) degni di una sosta sono anche il chiostro di Sant’Uldarico in Via Farini e il chiostro delle Maestre Luigine accanto alla chiesa di San Sepolcro.

Vi sono, infine, alcuni monumenti storici che hanno avuto funzioni particolari nella storia di Parma:

Il Petitot è il "casino", inaugurato il 24 giugno del 1766, voluto dal ministro Du Tillot per chiudere il grande boulevard, lungo 720 metri, utilizzato dai nobili del ducato per le passeggiate in carrozza, oggi chiamato dai parmigiani "lo stradone". Rimane ancora oggi un esempio espressivo della raffinatezza lasciata a Parma dall’architetto di corte, il francese Ennemond Petitot, e della progettazione illuministica delle città.

S. Francesco del prato fu iniziata nel 1260, ai margini del prato regio che divenne poi lo spazio per fiere e mercati. E’l’unica chiesa gotica di Parma, la quinta basilica francescana nel mondo. L’ampia facciata è del XV secolo, mentre il campanile è del 1526. Accanto alla chiesa vi è l’oratorio della Concezione, una delle prime costruzioni a Parma dell’architettura rinascimentale.

Dal 1846 il grande convento francescano, con l’armonico chiostro e la chiesa, è stato trasformato nel carcere di Parma, con celle e inferiate, fino al 1992. Oggi è in atto il recupero del convento per spazi dell’Università, mentr grandioso si preannuncia il restauro della chiesa, la più lunga di Parma dopo il Duomo.

La Cittadella fu voluta e progettata, a somiglianza di quella di Anversa, dal terzo duca di Parma, Alessandro Farnese, alla fine del 1500, dopo le sue vittorie al comando delle truppe spagnole nelle Fiandre. Era una fortezza, sempre usata come caserma, utile anche come riparo della corte ducale; si dice che fosse collegata con un cunicolo sotterraneo al palazzo ducale centrale. Oggi è un grande spazio verde, in ristrutturazione, al servizio della città, con spazi sportivi, camping e ostello.

La Certosa di Parma e l’Abbazia di Valserena, erroneamente detta la certosa di Paradigna, sono i punti di riferimento per gli amanti di Stendhal in quanto si disputano di essere il monumento che ha dato il nome al famoso romanzo scritto nel 1839.

La prima, oggi sede della scuola per agenti di custodia, situata a est della città, fu fondata dai Certosini nel 1285. Dopo i vari mutamenti nei secoli mantiene due chiostri, il maggiore e il minore, e la chiesa, ricostruita nel 1722, arricchita da pregevoli effetti scenografici.

La seconda, restaurata recentemente per ospitare la ricca collezione di arte moderna e contemporanea dello Csac, fu fondata nel 1298 dai monaci Cistercensi di Chiaravalle della Colomba per bonificare le paludose ma fertili terre della bassa parmense. Si trova a nord, sulla strada del Po e, forse, fu proprio questa imponente costruzione, che dominava l’ampia pianura, a ispirare Stendhal nei suoi viaggi verso l’amata Milano.

Porta S. Francesco, nell’attuale Barriera Bixio, è l’unica porta della città ancora in piedi; testimonia due epoche diverse. Le altre porte erano: Porta Nuova, Porta S.Barnaba, Porta S.Croce, Porta S.Michele.

Altri monumenti rimasti in Parma a testimoniare varie epoche ed eventi storici sono: l’Arco di S. Lazzaro, disegnato dal Magnani ed eretto nel 1628 per celebrare le nozze fra il duca Odoardo Farnese e Margherita de Medici; il neoclassico Cimitero della Villetta, progettato nel 1817, ospita le salme di illustri personaggi fra i quali Nicolò Paganini e Ildebrando Pizzetti, Angelo Mazza e Renzo Pezzani, padre Lino e il generale Dalla Chiesa; vi sono tombe e cappelle negli stili neoclassico e liberty; il Monumento a Vittorio Bottego, davanti alla Stazione ferroviaria, voluto dallo Ximenes nel 1907 per celebrare l’esploratore parmigiano; il Monumento alla Vittoria, inaugurato nel 1931 alla presenza del re Vittorio Emanuele III, con interventi del Cusani e dello Ximenes; il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, inaugurato nel 1961, alla presenza del presidente della Repubblica Gronchi, trasformando l’antica torre del convento di S.Paolo; i monumenti al Correggio, al Parmigianino, a Filippo Corridoni, ecc.

In questi anni si sono aggiunti monumenti dedicati alle Barricate, ai Marinai d’Italia ed altri ancora.

Pochi sono i segni rimasti in città di archeologia industriale. Il 2000, anno più anno meno, ha segnato la scomparsa delle fabbriche di fine ‘800 o del primo ‘900 che erano state assorbite nel tessuto urbano.

L’Eridania, la fabbrica dello zucchero, nel Parco 1°maggio, si è trasformata in un auditorium, e le vasche di decantazione sono diventate un gioco d’acqua; il padiglione progettato da Pier Luigi Nervi per l’industria meccanica Manzini, in via Palermo, è oggi la sede del Centro Studi e Archivio delle Comunicazioni; la fabbrica del profumo Borsari, in via Trento, è la sede dell’omonimo museo del profumo; la storica facciata della Robuschi, presso l’attuale Barriera Bixio, rimane a completare i resti di Porta S. Francesco; una piccola parte del vecchio Consorzio Agrario è stato inglobato nel DUS di via Mentana; l’ex Macello Comunale è diventato centro di aggregazione sociale giovanile; la grande e vecchia fabbrica Barilla è diventata il Barilla Center, progettato da Renzo Piano, con cinema, albergo, negozi e supermercato; rimane della storica azienda l’Archivio storico e l’Accademia Barilla con una ricca biblioteca di 6.000 volumi di cucina.

Il Gasometro, le industrie Bormioli Rocco, Boschi, Luciani, ecc hanno lasciato, o stanno lasciando, il posto alla moderna urbanizzazione.

SERVIZI di qualità di Parma 2000

L’Università ( via… tel…) è una delle più antiche d’Italia in quanto ha dato vita ai primi corsi universitari-teologici già prima del 1000. La sede centrale è nello storico palazzo di via Università, ma, disseminata nella città, dagli anni ’70, ha iniziato lo sviluppo del Campus, per le facoltà scientifiche, a sud della città.

Preziosi sono i musei universitari e le biblioteche con oltre….volumi. Circa 30.000 sono gli studenti iscritti alle… attuali facoltà universitarie e ai……….corsi di laurea.

L’Aeroporto Giuseppe Verdi, ( via….tel……) voluto alla fine degli anni ’80, è diventato una realtà negli anni ’90 su progetto dell’ing. Piacentini. Dopo i collegamenti, costanti o temporanei, con Fiumicino e Malpensa, con Londra, Sardegna e Lampedusa, Creta e Ibiza, con l’arrivo dell’Auctority sta ampliando i collegamenti con varie capitali europee. Ha una pista lunga circa 2200 metri dotata di moderne tecnologie.

La Fiera (via…tel……) si colloca a nord ovest della città, lungo l’autostrada, a Baganzola. Si è specializzata, con marchi prestigiosi, specialmente nei settori dell’agroalimentare (Cibus), della tecnologia per l’agroalimentare (Tecnocibus), dell’antiquariato (Mercanteinfiera). Il padiglione "Palacassa" ospita anche spettacoli e convegni, per 3500 persone.

Il Tardini (via…..tel…..) è lo stadio di calcio della città. Risale ad una donazione della famiglia Tardini nel 1925, ma è divenuto famoso negli anni ’90 per i successi nazionali ed internazionali del Parma Calcio, presente da 13 anni continuativi nei tornei europei. Ha una capienza di 27.000 spettatori. Ospita il Museo, con i numerosi trofei nazionali ed internazionali, e l’Emporium del Parma Calcio.

Altri impianti sportivi, più o meno storici, sono:…………

I QUARTIERI DI PERIFERIA

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Non c’è tempo per la sosta …! Il territorio di tutta la provincia, con i suoi castelli, i musei e gli itinerari enogastronomici, le terme, l’antica via Francigena, con le note di Verdi e le pungenti battute di Giovannino Guareschi, dal sonnolento Po al verde Appennino, vi attendono con nuove sensazioni e forti emozioni.

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NUMERI UTILI per il turista:

 

Pubblicazioni da consultare:

 

Itinerari possibili:

 

Si ringrazia…